Meningite: la disinformazione può creare più caos del dovuto.

I casi di meningite accaduti nelle settimane scorse nella provincia di Bergamo hanno prodotto un clima di panico che ci fa capire quanto ancora le fake-news la facciano da padrone soprattutto su argomenti riguardanti la salute. La disinformazione purtroppo attinge forza dalle paure umane.

I sei casi di meningite in poco più di un mese, che hanno portato a interventi straordinari da parte di Regione Lombardia e Ats di Bergamo, hanno prodotto anche forme di allarmismo e di panico nelle persone; è stato evidente come l’intervento sia stato tempestivo e come le informazioni ufficiali siano state date con chiarezza, ma comunque le persone anche in farmacia spesso venivano con dubbi alimentati dai social e da “chiacchiere di paese”.

La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, le meningi, e generalmente riconosce una causa infettiva che può essere provocata da virus, batteri e funghi o miceti; quella virale, detta anche meningite asettica, è la forma più comune e di solito non ha conseguenze gravi e si risolve nell’arco di 7-10 giorni. Altra cosa è invece la forma batterica che risulta essere più rara ma estremamente più grave, perché può avere anche conseguenze letali.

La malattia si trasmette da persona a persona per via respiratoria, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni nasali, che possono essere disperse con la tosse, con gli starnuti o mentre si parla; comunque affinché il contagio avvenga è necessario essere a contatto stretto e prolungato con la persona infetta o trovarsi in ambienti molto affollati, perché la propagazione dell’agente patogeno generalmente non supera il raggio di due metri dalla fonte; inoltre, l’essere esposti a uno di questi patogeni non comporta necessariamente lo sviluppo della malattia. Per molti agenti patogeni (come meningococco, pneumococco ed emofilo), infatti, è frequente lo stato di portatore, cioè di individuo sano, nel cui faringe risiedono questi batteri, senza alcuna sintomatologia e senza un aumentato rischio di sviluppare la malattia.

I primi sintomi possono essere aspecifici come sonnolenza, cefalea, inappetenza, ma in genere, dopo 2-3 giorni, i sintomi peggiorano e compaiono nausea e vomito, febbre, pallore, fotosensibilità; i segni tipici dello sviluppo della meningite sono una rigidità della nuca e quella all’estensione della gamba.

La vaccinazione è, sicuramente, lo strumento più efficace per la prevenzione della meningite batterica e in Italia sono disponibili tre tipi di vaccino anti-meningococco:

  • il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC): è il più frequentemente utilizzato e protegge solo dal sierogruppo C
  • il vaccino coniugato tetravalente: protegge dai sierogruppi A, C, W e Y
  • il vaccino contro il meningococco di sierogruppo B: protegge esclusivamente contro questo sierogruppo.

E’ necessario chiarire che sono state effettuate anche prescrizioni di antibiotici in attesa della vaccinazione, ma è bene sottolineare che le persone che hanno effettuato questa profilassi sono quelle che si sa per certo essere venute a contatto con la persona malata di meningite; non è dunque necessario, se questa situazione non è avvenuta, che si faccia una profilassi con l’antibiotico, prima di sottoporsi alla vaccinazione per la meningite, anche perché se non serve si rischia solo di creare delle farmaco-resistenze.

L’invito, dunque, in questi casi è di mantenere la calma, di non dare corda a dicerie riportate e soprattutto di affidarsi a professionisti della salute quali il medico e il farmacista che sicuramente sapranno darvi le informazioni corrette e indirizzare il percorso di prevenzione di tali malattie sulla strada più idonea.

http://www.salute.gov.it/portale/p5_1_1.jsp?lingua=italiano&id=104

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