Quale è il miglior integratore per dimagrire?

La risposta corretta a questa domanda è che non esistono integratori miracolosi per perdere peso, ma la cosa più importante da fare è correggere l’alimentazione e fare attività fisica.

Il sovrappeso e l’obesità rappresentano una piaga di questa epoca, in quanto fattore di rischio per l’insorgenza di malattie croniche, come quelle cardiovascolari, neurodegenerative, metaboliche e i tumori e non croniche come l’ictus cerebrale e l’ infarto del miocardio. La gestione del peso corporeo è oggi pertanto divenuta una priorità per la salute pubblica, soprattutto nella civiltà occidentale e quelli che pensano di risolvere i propri problemi di peso- ricorrendo agli integratori e senza modificare il proprio stile di vita è destinato a rimanere deluso.

Queste sono le considerazioni di una ricerca presentata durante l’ultimo Congresso europeo sull’obesità. Ogni dubbio è stato ulteriormente eliminato tramite il lavoro condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Sidney, che hanno passato in rassegna gli studi già pubblicati per fare una sintesi delle evidenze disponibili e hanno valutato l’efficacia del ricorso a integratori a base di erbe a scopo dimagrante a base di chitosano, glucomannano, acido linoleico coniugato e fruttai, ottenendo dei risultati deludenti.

Quindi nessun integratore fa “miracoli”, questa è la conclusione chiara degli studi; al di là delle proprietà emerse negli studi preclinici, nessun estratto vegetale è in grado di indurre la perdita di peso e favorirne il mantenimento se la persona non modifica le abitudini alimentari e non incrementa l’attività fisica e questa è una posizione esplicitata anche dall’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui «il ricorso a tali prodotti per il trattamento di sovrappeso e obesità non è supportato da prove di efficacia clinica».

Rimane comunque corretto il ricorso all’utilizzo di questi integratori nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata, dedicando almeno due ore e mezza a settimana all’attività fisica; ad esempio ricorrere a integratori a base di fibre e sostanze naturali, come quelli a base di faseolamina (derivato del fagiolo bianco), può dare una graduale riduzione del consumo e dell’assorbimento di carboidrati e grassi. Così come, per ridurre l’apporto di cibo, si può ricorrere ad alcuni amminoacidi (come l’S-idrossitriptofano e l’S-adenosil metionina) che aiutano a combattere la fame nervosa.

Quello che va assolutamente evitato è il fai-da-te, un rischio concreto a fronte di prodotti da banco, acquistabili senza la prescrizione di un medico nella grande distribuzione o su internet; vari sono i motivi che sconsigliano di fare da soli, tra cui la poca efficacia del trattamento, lo spreco economico e soprattutto il rischio di interazioni con altri farmaci che non si conoscono ma che possono essere pericolose per la salute.

Attualmente, in Italia, gli integratori possono essere immessi in commercio dopo aver trasmesso al ministero della Salute il modello dell’etichetta del prodotto, contenente la denominazione esatta e gli ingredienti (elencati in ordine decrescente per quantità), gli additivi presenti, il peso netto, la modalità di conservazione, di consumo e la data di scadenza, il nome del produttore (o del distributore) e il luogo di produzione e il codice identificativo del lotto del prodotto.

A cura di Antonella Boldini

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