Uno studio italiano condotto da Irccs San Raffaele di Roma, Università La Sapienza di Roma e Università Federico II di Napoli ha evidenziato come il rischio cardiovascolare sviluppato nei pazienti colpiti da Covid-19 si possa estendere anche per anni successivi alla malattia e non sia limitato alla sola fase acuta dell’infezione.
Lo studio, pubblicato su Cardiovascular Research, ha superato numerosi studi precedenti che mostravano proprio come solo la fase acuta dell’infezione fosse associata allo sviluppo di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari.
Lo studio appena pubblicato ha preso in considerazione un campione di circa 230mila pazienti – dei quali 32mila infettati da Covid19 – monitorati nel triennio 2020-2023, confrontato con un medesimo campione relativo al triennio pre-pandemia 2017-2019.
I risultati hanno dimostrato che il gruppo colpito dal Sars-Cov2 ha presentato il doppio dei casi di eventi cardio e cerebrovascolari (infarto miocardico, miopericarditi ictus cerebrale, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale) rispetto al campione non colpito dal virus.
E il dato principale che emerge dallo studio è che il rischio maggiore di tali eventi per la popolazione che ha contratto il coronavirus si protrae per almeno 3 anni dall’infezione.
Secondo lo studio quindi i soggetti colpiti dal Covid-19 devono sottoporsi a screening e a un follow-up ben pianificato con lo scopo di prevenire i potenziali rischi relativi al verificarsi di eventi cardiovascolari e cerebrovascolari.