Oltre 537 milioni di individui nel mondo soffrono di diabete, con una previsione di 800 milioni di malati entro il 2045.
In questo contesto risulta sempre più importante, oltre alla prevenzione, anche la definizione di cure e strategie che cerchino non solo di cronicizzare la malattia, ma anche di permetterne una totale remissione.
Riguardo il diabete di tipo II, esistono infatti molecole che hanno dimostrato la capacità di intervenire sull’obesità, uno dei principali fattori chiave dell’insorgenza della patologia.
Questi farmaci agiscono limitando l’assunzione di cibo, diminuendo il senso di fame e velocizzando il metabolismo dei nutrienti.
La riduzione del peso nei soggetti obesi infatti non solo previene il diabete, ma può anche portare al completo rientro nei parametri della glicemia.
Oltre a tali farmaci si sta valutando anche la possibilità di prescrizione dell’esercizio fisico riconoscendone così l’ impatto positivo sulla cura del diabete.
Anche nell’ambito del trattamento del diabete di tipo I vi sono novità importanti.
Si è giunti infatti allo sviluppo negli USA di un farmaco capace, se assunto prima dei sintomi conclamati, di ritardare di tre anni l’insorgenza della malattia.
Oltre agli approcci in grado di ritardare la malattia si sono effettuati anche notevoli passi avanti nella possibilità di guarigione: il San Raffaele di Milano sta lavorando da tempo sulla sostituzione delle cellule produttrici di insulina partendo da cellule staminali. Attualmente tali cellule possono venir ricreate in laboratorio e si sta approfondendo come poter evitare il ricorso all’ immunosoppressione post impianto.
Le prove precliniche iniziano a dare risultati sperati e cominciano a registrarsi anche prime evidenze cliniche.
La via per debellare il diabete si può dire quindi che sia stata tracciata.