Uno studio finlandese appena pubblicato su BMJ riporta come la terapia ormonale sistemica in menopausa possa aumentare il rischio di sviluppo di Alzheimer. Se iniziata, infatti, dopo i sessant’anni e protratta per oltre dieci anni si evidenzia un aumento del rischio di sviluppare la malattia dal 9 al 17%.
Il primo nome siglato nello studio è Hanna Savolainen-Peltonen, professore associato di ostetricia e ginecologia dell’ospedale universitario di Helsinki, che ha confrontato l’uso di terapia ormonale nelle donne finlandesi in menopausa con o senza diagnosi di Alzheimer. I ricercatori hanno attinto ai registri nazionali finlandesi di popolazione e dei farmaci negli anni compresi tra i 1999 e il 2013 e hanno incluso tutte le donne finlandesi in post- menopausa, che tra il 1999 e il 2013 avevano ricevuto una diagnosi di Alzheimer da parte di un neurologo o un geriatra e che erano presenti all’interno del registro nazionale dei farmaci.
La conclusione di questo studio ha portato gli autori ad evidenziare come l’assunzione di terapia ormonale sostituiva sistemica per lunghi periodi potrebbe associarsi ad un aumento di rischio di sviluppare l’Alzheimer. Tale risultato non sembra comunque essere correlato né al tipo di progestinico che si usa, né all’età di inizio, né pare che il rischio aumenti con l’applicazione topica, cioè vaginale, di estradiolo.
E’ sicuramente necessario che gli operatori sanitari trasmettano questi risultati come informazione alle donne che stanno assumendo o che assumeranno la terapia ormonale sostituiva in post-menopausa, anche se l’aumento del rischio di sviluppare l’Alzheimer rimane basso, come sottolineano gli stessi autori.
Il ruolo del farmacista come conoscitore del farmaco è anche questo, in sinergia con le altre figure professionali sul territorio: sottolineare che comunque l’utilizzo della terapia sostituiva per un periodo limitato è importante per evitare i sintomi della menopausa, ma nello stesso tempo informare le donne di questi studi, a dimostrazione che sempre la scienza e la ricerca vanno avanti per rendere il farmaco il più sicuro possibile. Da qui l’importanza della farmacovigilanza e delle segnalazioni fatte in modo preciso da parte di tutta la filiera del farmaco, dalla sua produzione a chi lo prescrive, a chi lo dispensa e a chi lo usa quotidianamente.